venerdì 6 aprile 2012

Siamo in vetta al Cervino!

Ieri sera io e Hans Peter ci siamo persi trasferendoci dalla riscaldata e accogliente sala comune alla ghiacciaia dormitorio… Non avevamo bevuto, a parte i soliti litri di té al limone.  Semplicemente stava nevicando da un paio di ore e la neve, anche quella sulla pila frontale, ci ha fatto perdere la via… 


Fuori dal dormitorio

Lo stesso posto al nostro arrivo, poche ore prima.


Il paesaggio di questa mattina bianco e ghiacciato mi ha fatto credere di aver volato durante la notte a cavallo del drago di Harry Potter… Nessuna traccia della terra rossa costellata di arbusti e rocce che ci faceva pensare di essere finiti, salendo salendo, in Arizona. Anche l’altitudine fa vedere miraggi lontani… Non solo il deserto.


Oggi è un giorno di meritato riposo, dopo due di camminata intensa. Da Namche Bazaar (3.443 metri) a Tengboche (3.800 metri) e ieri da Tengboche fino a qui, Dingboche (4.410 metri).






La prima parte per me è stata durissima. A parte il saliscendi “estremo” e senza fine, su e poi giù fino al fiume e poi su di nuovo e poi giù di nuovo fino al fiume e poi su di nuovo e giù e su.  Nell’ultimo tratto, in mezzo al bosco con alberi altissimi, senza orizzonte e senza visuale laterale, mi sentivo soffocare. E’ stato il primo momento in cui la fatica ha preso il sopravvento su tutti i sensi. Tranne uno. Il profumo intenso dei pini mi regalava un po’ di sollievo. Ogni tanto. Quando c’era lo spazio per il sole di filtrare, e il mio campo visivo era limitato dalla visiera ai miei piedi e alla sabbia che calpestavo, ecco in quel momento sognavo di essere in pineta… al mare, nel corto tragitto, e soprattutto a 0 metri slm, dal parcheggio al posto in spiaggia. Che saranno mai 5 minuti ancora? … L’ho detto che l’altitudine regala miraggi lontani… anche mediocri vanno bene per sopportare la fatica.  Sempre meglio che smadonnare, vero Alle? …


Qui è meraviglioso. Passo dal “ma che c… mi è saltato in testa?” al “quanto fortunata sono di essere qui”, nel giro di un minuto. Lo stesso tempo che ci mette il meteo a mutare completamente il paesaggio fuori dalla finestra del lodge. So che alla fine sarò solo felice di aver fatto questa esperienza, all inclusive, momenti di sconforto inclusi. In genere quelli sono legati alla fatica, al freddo, all'impossibilità di regalarsi una doccia. Cose da turiglioni e ciòccapiatti insomma.


Io, Alle e Dominik siamo in relax totale, dobbiamo recuperare le forze per stare i prossimi giorni al passo con gli altri. The Legend e i fratelli Karbon invece stanno arrivando a 5.200 metri per acclimatarsi e fare foto. 
Noi tre riviviamo la fatica riordinando le foto e ricordando alcuni dei momenti più tosti della salita. Certo per noi, questa è la salita!


Da Namche Bazaar a Tengboche:

Ho deciso di cambiare compagni di viaggio...

Non mi lamenterò più per un mese senza lavatrice... Giuro!

I campi di patate fino a quota 4.500 metri


 E si parte!








 Dalla mia personale ghiacciaia all'Himalayan Lodge si vede l'Everest.

 Si può adorare una stufa come una divinità? Sì si può.

Qui interrompo perché mi hanno accidentalmente versato una zuppa di patate sul Mac... Spengo in fretta e faccio asciugare incrociando le dita! Alla prossima! Spero.