giovedì 4 novembre 2010

Proud to say: casa mia

Il bosco del Montello
Bastano le chiacchiere al bar di un gruppo di cacciatori - sospendiamo commenti e giudizi - che affermano "sì sì ce ne sono, bisogna fare attenzione perché in questo periodo con le foglie si confondono, ma se cerchi postiera al sol ne trovi. Ne ho portato a casa un cesto io...", che la mia amica Anita mi dice "domani mattina annulla tutto che andiamo a funghi". Da quanto Rufus non assapora più questa attività gelosamente custodita come local, non se lo ricorda più.
Esegue come un vero ordine militare e attende l'indomani con l'ansia del bambino che aspetta di andare al lunapark.
Non tanto per i funghi chiodini - non ne ha mai scovato uno in vita sua - quanto invece per la camminata nel bosco in compagnia di una cara amica, a chiacchierare spensieratamente - due petegolés ci stanno -, fare scorpacciata di colori e profumi e godere del ritmo cadenzato della natura che si prepara al letargo. Punta la sveglia alle 7 e si fa trovare pronto con abbigliamento da lavoro e stivali. Donna pratica, Anita subito riprende Rufus "quando mai si è visto a funghi uno con stivali variegati alle ciliegie e felpa A&F! Cambiati, mi sembri una venexiana, e poi oggi è giorno di caccia - ah già sempre i cacciatori... - e vestita di marrone rischi l'impallinata..."

Forse a righe bianche e nere non ci scambiano per "gaìnase"... forse...
Partiamo armate di cesto e con due guide d'eccezione a 4 zampe, Snoopy e Pina che vivono lì e conoscono il bosco come le loro tasche, se ce le avessero.

La Pina ci precede e annuncia abbaiando dal palco
Facendo una piccola deviazione, Anita porta Rufus & C. a vedere la casetta rifugio degli attrezzi costruita dai suoi nonni. Sposta le foglie dal tetto e voilà la data della costruzione: 21 aprile 1948. La mente di Rufus vola a quell'epoca. Cosa deve essere stato questo bosco nel periodo della ricostruzione e della rinascita, e soprattutto del silenzio ritrovato dopo essere stato in prima linea durante la Grande Guerra.
Silenzio e pace di cui le lucertole beneficiano, a distanza di mezzo secolo, oltre che di questo sorprendente sole di novembre.

Vera spiaggia per lucertole. Quante ne vedete?

Dopo tre ore di cammino, arriviamo a destinazione. Funghi sì ne abbiamo trovati, molti incerti nella forma e nel colore, e non essendo espertissime la scelta è stata quella di lasciarli danzare con le foglie. Un'intossicazione da fungo è un'esperienza decisamente da evitare. L'allegra brigata ha portato a casa 1/4 di cesto di chiodini veraci, il giusto per un risotto per 4. Ma gioia e gratitudine per la splendida mezza giornata di sole e una temperatura sopra i 20° - decisamente regalata in periodo di alluvioni - e per essersi depurate da ogni cattivo pensiero e ansia e da tutti quei mali definiti moderni, bè di gioia e gratitudine per tutto questo il cesto si è riempito!

Un chiodino trallallà
I chiodini del Montello
Rufus ha la fortuna di provenire da questo bosco, e quindi non gode solo della sua bellezza oggettiva ma anche di tutti i ricordi di quando era bambino che questo bosco emana. Così tutto ha un gusto fortissimo, il giallo e il rosso, l'odore intenso degli ultimi fili di aglio selvatico, la nevicata di foglie lenta e costante.
Ma ognuno di noi ha un angolo di paradiso a portata di mano. Vale la pena prendere un paio d'ore di pausa da tutto per ritornarci e ricaricarsi. C'est aussi ça la vie! Se poi riuscite anche a riempire il cesto... meglio!

Il Capo all'arrivo, finito e zozzo e pieno di petasàc
Nota curiosa:
L'attributo di venexiana che Anita affibbia a Rufus, ha una lunga storia. I montelliani sono orgogliosi e gelosi custodi del loro bosco ed è secolare la considerazione dei veneziani come dei saccheggiatori del bosco, dal legname portato in laguna ai tempi della Serenissima per l'Arsenale, ai giorni nostri con primule sradicate in primavera e funghi depredati in autunno. Da qui "venexian" diventa chiunque, indipendentemente dalla provenienza, non rispetti le regole di convivenza del luogo, e stoni, non sia in armonia, in quel contesto. Si può ben capire come i locali siano molto infastiditi dalla presenza nella segnaletica della dicitura "Bosco della Serenissima". Da queste parti non è mai stato considerato un plus.



Perciò ecco qui alcuni siti utili per mimetizzarvi tra gli autoctoni rispettando luoghi e tradizioni:

Permesso raccolta funghi
http://www.provincia.treviso.it/Engine/RAServeFile.php/f/istr_perm_racc_funghi.pdf

e 3, 4 e più regole base:
- usare un cesto di midollino NO borse e borsette
- usare coltellino e spazzola per la pulitura in loco
- raccogliere solo funghi già "maturi", la dimensione non lascia dubbi e il buonsenso è una garanzia
- raccogliere con grazia solo il fungo NON una zolla intera
più tutte le solite: non lasciare rifiuti, non accendere fuochi, non spaventare gli animali eccetera eccetera, ma queste le conoscete già.

Esempio di scempio

Invece per non avvelenarsi o avvelenare...
http://www.fungocenter.it/


E altre info interessanti:

Il Montello
A poco piu' di un chilometro dal centro di Montebelluna, in direzione nord-nord-est si erge dalla pianura ... una grande collina? Una piccola montagna? Sicuramente un rilevo ancora in formazione, dato che le sue quote altimetriche continuano a crescere di qualche centimetro ogni anno.
Un rilievo un po' particolare, con una forma a scudo, appoggiato cosi, nel piano, che giunge ad un'altezza di piu di 350 metri e che sbarra la strada ad un fiume, il Piave.
Lui, silenzioso, si e' dovuto rassegnare a girare intorno, naturalmente non prima d'aver laciato le tracce del suo passaggio in grotte lunghissime e particolari.
Il Montello ha una sua storia, lunga ed interessante, che parla tra l'altro di Monsignor Della Casa che qui ha scritto -il Galateo- e di Napoleone che qui non e' stato molto... gentile. E' stato abitato sin dalla preistoria, e' rimasto coperto da foreste fino al tempo della Serenissima che ha utilizzato il suo legname per l'Arsenale e persino nel sottosuolo riserva sorprese che il gruppo speleologico e l'universita' di Padova ancora non hanno finito di indagare.
Al di la' comunque della storia e delle vestigia che qui ha lasciato, e' difficile descrivere questo prezioso scrigno delle meraviglie che amministrativamente fa parte di Montebelluna, Crocetta del Montello, Volpago del Montello, Giavera e Nervesa della Battaglia. Tutto dipende da quello che il visitatore cerca.
La collina e' il paradiso dei ciclisti: offre un percorso almeno in piano lungo la sua circonferenza base, piacevolmente si corre con il fruscio dell'acqua del canale da una parte e la visione di dolci e verdi paesaggi, con qualche villa, qualche mulino, qualche maglio, qualche antica casa rurale dall'altra... Poi, ecco il Piave ed i monti dell'est.
Oppure, alla ricerca di un maggiore impegno, c'e' la possibilita' di affaticarsi su e giu' per qualcuna delle 21 prese - strade che salgono e scendono la collina, parallele tra loro ed unite da una dorsale...
Passeggiare nel bosco puo' riservare la sorpresa della visione di qualche capriolo, qualche lepre...
Da http://www.marcadoc.it/vedere/montello.htm

Altri:
http://www.magicoveneto.it/Trevisan/Montello/Montello.htm
http://www.tragol.it/Montello/montello.htm
http://www.ilmontello.eu/

Per chi vuole percorrerlo in bicicletta:
http://bicicletta.bonavoglia.eu/montello.html