sabato 23 aprile 2011

Perdersi per linee immaginarie

"Roma è sileziosa e pesante, come fuori del mondo, come intrecciata in se stessa e incantata.  Lo scirocco persiste.  I momenti più drammatici del tempo cadono qui senza eco, come nell'eternità."  Gregorovius.

Non c'è bisogno di una nuova guida su Roma, di una lista del best of, né di un altro esperto conoscitore di ristorantini, gelaterie, negozietti, di luoghi intimi o segreti, di stradine inesplorate.  
La scelta di questa pausa romana nasce dal desiderio di silenzio in mezzo al chiasso, dal desiderio di vivere insieme agli altri senza conoscere gli altri, dal desiderio di perdersi senza sforzo per ritrovarsi.  
E Roma è proprio un bel posto dove realizzare questi desideri.  
La pancia si nutre in abbondanza, non solo di ricco cibo - ahi la bilancia -, ma anche e soprattutto di meraviglia che occhi, naso, orecchie inghiottono in questa strafottente indolente città. Passando da Piazza del Parlamento zigzagando tra le auto blu, a Via dei Fori Imperiali - cammino verso l'eternità, è capace in un batter d'occhio di farti odiare il tuo essere italiano e farti sentire fortunato a essere nato con questa anima. Anche Giorgio Gaber cantava
"io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono..."
E' tutto specchio di quello che siamo, Italiani - nessuno intellettualmente onesto può fingere di non vedersi riflesso.  Quale altra città ha questo potere?  

"Ah! Roma, Roma meravigliosa e deliziosa!  Si viveva nell'atmosfera del tempo, poveri come Giobbe, nella gioia continua di respirarne l'incanto."  Emile Zola


Anche senza piano studiato, mi ritrovo a fare quello che faccio sempre quando ritorno in un luogo che conosco bene.  Il primo giorno ripercorro tutto d'un fiato il tragitto tracciato "istintivamente" la prima volta che ci ho messo piede.  
A Roma è questo:


Pantheon e Piazza Navona da Palazzo Braschi
Piazza del Popolo, Via del Corso, Via Condotti, Piazza di Spagna, sosta sulla Scalinata di Trinità dei Monti in questo periodo rosa shocking per le azalee, Piazza San Lorenzo in Lucina per un pranzo veloce a cielo aperto con la casta - accidenti se è una bella donna la Carfagna -, Via Campo Marzio, Piazza Campo Marzio, Via della Stelletta, gelato da Giolitti, Via della Scrofa, Piazza Sant'Agostino, Piazza Navona, Via della Cuccagna, Piazza Pantaleo, Campo dè Fiori, Palazzo Madama, Salita dè Crescenzi, Pantheon, Tempio Adriano, Piazza Colonna. E rientro obbligato per Via del Babuino e sosta aperitivo, altrettanto obbligato.  La sera invece Palazzo Venezia, Via dei Fori Romani, Colosseo. 
E cena in via dei Gracchi.
Ecco, a questo punto mi sento a casa.
Archivio di Stato - Chiesa di S. Ivo Alla Sapienza
Tappa gelato - con tanta pazienza 
Campo dè Fiori


Conoscendo questi luoghi, la testa ha potuto fare un viaggio parallelo e lontano dalle gambe, farsi trasportare da altro.  Questa volta ho visto linee immaginarie, curve diagonali verticali create dai romani - inteso come mix metropolitano - contemporanei.  Il rettangolo bianco di un parcheggio in mezzo a un incrocio, una strada con curva all'interno di uno spazio libero quadrato, un omino rosso luminescente pendente come la torre di Pisa.  




E ho puntato il naso verso l'alto, alla ricerca dei paradisi verdi sui tetti. Chi pensa che Roma sia troppo caotica per viverci, dimentica la teoria della relatività...





"Stupenda e misera città che mi hai fatto fare esperienza di quella vita ignota: fino a farmi scoprire ciò che, in ognuno, era il mondo." Pier Paolo Pasolini